Europa Unita

Marco Venturelli3 Dicembre 2018
Europa Unita

Ho cercato in alcuni saggi pubblicati recentemente, spunti per riflettere su quale atteggiamento e posizione prendere in vista delle opportunità delle Elezioni Europee.

Ti riassumo di seguito come “Neuro-scettici: Perchè uscire dall’euro sarebbe una follia” di Leonardo Becchetti e “Il Filo Infinito” di Paolo Rumiz mi stanno motivando a sostenere la visione di un’ Europa unita.

Ritrovare nel passato dei Benedettini, raccontati da Rumiz, come l’Europa venne salvata dalle preghiere (ora) e dal lavoro (labora) di semplici monaci che proposero alle ondate violente e spietate degli invasori, la cultura millenaria dell’ Europa e i suoi valori, è fonte di riflessione e motivazione.

I discepoli di Benedetto da Norcia costruirono una rete di monasteri, formidabili presidi di resistenza alla dissoluzione, e permisero all’Europa di normalizzare, crescere ed integrare i popoli che violentemente la invadevano, avvantaggiandosi della caduta dell’ Impero romano. Spiega Rumiz: «È una vera e propria epopea. Si tratta di uomini che, disarmati, hanno ricolonizzato l’Europa rimettendo in piedi un sistema fatto di preghiera e rapporto con il territorio. Riconquistano le periferie, costruiscono monasteri come luoghi non solo di preghiera, ma anche di lavoro, e, infine, seducono i barbari con il profumo del luppolo, del vino, dei formaggi e del pane ancor prima che con quello dell’incenso. I benedettini erano uomini caparbi, abituati a ricostruire. Dietro c’è l’orgoglio per il lavoro fatto a mano, quando fino a quel momento la fatica era sempre stato un compito da schiavi».

Il sottotitolo del libro è “Viaggio alle radici d’Europa”. «Quelle radici cristiane sono la base della nostra cultura. Mi appariva sempre più evidente, – continua Rumiz, pur dichiarandosi ateo, leggendo dei benedettini che assorbivano i barbari, che il nostro obiettivo è l’integrazione: l’Europa è il punto finale prima del mare, il suo destino è accogliere. Ogni volta che l’ ha fatto è cresciuta, quando invece ha alzato muri ha rischiato il suicidio, come è accaduto nel ‘900. Ricordiamocelo: è dalla disperazione che nasce l’Europa, un’unione spirituale prima che economica e burocratica. Come gli uomini appenninici, venuti da Norcia, induriti dai terremoti, che si rimboccavano le maniche e ripartivano, senza lamentarsi o incolpare gli altri».

Il patrimonio di un’Unione Europea che affonda le sue radici nell’ opera di questi uomini viene oggi attaccata con soluzioni e formule semplicistiche che non farebbero che accelerarne la disgregazione. E’ l’Euro scetticismo contro il quale il prof. Becchetti ci insegna a proteggerci: «Esso è il sintomo di una malattia più profonda tipica del nostro paese. Quella di cercare sempre negli altri l’alibi ai nostri limiti. Abbiamo bisogno di un nemico esterno (l’euro, l’Unione Europea, i migranti, i rom) per poter distogliere l’attenzione dal faticoso lavoro di miglioramento a cui dovremmo dedicarci.

Mentre i Benedettini, narrati da Rumiz, si rimboccarono letteralmente le maniche per integrare, ascoltare e comprendere le culture degli interlocutori, oggi sostiene Becchetti: «l’ euroscetticismo è in fondo un’arma di distrazione di massa. Bisogna quindi sconfiggere il “neuroscetticismo”, la malattia di chi è convito che i problemi dell’Italia siano colpa dell’euro…I grotteschi balbettii della Brexit rappresentano oggi la più grande forma di promozione del valore della cooperazione tra stati che ha portato alla nascita dell’Unione Europea. Il vaso della cooperazione tra stati sovrani è stato costruito con fatica, con molti errori e limiti, ma è quando si rompe (per un paese come il Regno Unito) ci rendiamo conto di quanto prezioso fosse quel contenitore e di quanto è difficile pensare di rimettere assieme i cocci una volta che il vaso si rompe. Europa semper reformanda est, ovvero per l’Unione Europea vale il famoso motto che si applica alla Chiesa Cattolica. I limiti della costruzione europea sono evidenti. Un progetto che è rimasto in mezzo al guado di un’unione monetaria che non è stata accompagnata da una maggiore integrazione ed armonizzazione delle politiche fiscali. Dare e ricevere fiducia (quello che chiamiamo capitale sociale) è il collante fondamentale del rapporto tra individui come di quello tra stati. (…). Dare e ricevere fiducia tra paesi di culture diverse è ancora più difficile. I progetti che consentirebbero di sfruttare la massa critica della dimensione europea nella gestione del debito pubblico e dei problemi finanziari degli stati membri sono molti e tutti sul tavolo».

Becchetti smonta le argomentazioni a favore della deflazione salariale che l’uscita dell’ euro comporterebbe, la teoria che le esportazioni a valore ne beneficeranno, favorendo la crescita del PIL e che la libertà di stampare moneta, seppure in presenza di un grande deficit pubblico, sarebbe una risposta. L’autarchia finanziaria per un paese che necessita degli investitori esteri, sia per finanziare il debito pubblico, che per invertire la riduzione degli investimenti esteri, fisicamente collocati sul territorio italiano, è una pericolosa illusione.

Che fare? Io ho raccolto l’ appello degli autori e ti propongo, parafrasando Becchetti: “una visione capace di scaldare i cuori, che parli di Felicità, senso della vita, generatività, economia civile, e far derivare da quella visione proposte puntuali”

Se hai letto sin qui e sei interessato ad approfondire quale potrebbe essere questa visione, ti suggerisco di vedere qui, il Rapporto della Commissione Indipendente sull’Uguaglianza Sostenibile 2019-2024.

Per proseguire il discorso, contattami.

Siamo tutti convocati a sostenere l’Europa.


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