Papa Francesco: L’economia è a pezzi ma l’ “economia di Dio” la ricompone

Marco Venturelli19 Aprile 2025
Papa Francesco: L'economia è a pezzi ma l' "economia di Dio" la ricompone

L’economia di Dio…..non distrugge, ma coltiva, ripara, custodisce

L’ Happycfo ha seguito per voi la Via Crucis di ieri sera per capire meglio il messaggio che era uscito nel pomeriggio, diffuso dall’ ANSA che anticipava il tema: “Cosa fare  del mondo a pezzi, come aiutare gli scartati del mondo e cambiare l’economia che uccide”.

Per una prima valutazione e per farmi una opinione, dal libretto della Via Crucis, ho estratto  tutti i riferimenti della meditazione all’ economia ed il sistema economico, l’economia del dono ed i riferimenti a sostenibilità e rispetto per la natura

Riferimenti all’economia e sistema economico:

– “Nel mondo che calcola tutto, la gratuità ha un caro prezzo.”

– “Una religiosità inaridita riscopre la fecondità delle promesse di Dio.”

– “Una città divisa in fazioni e lacerata dai conflitti va verso la riconciliazione.”

– “L’economia di Dio invece non uccide, non scarta, non schiaccia. È umile, fedele alla terra. Non distrugge, ma coltiva, ripara, custodisce”

– “Contesta un’economia che uccide.”

Riferimenti all’economia del dono:

– “Nel dono, però, tutto rifiorisce.”

– “La gratuità ha un caro prezzo.”

– “L’attenzione alle promesse di Dio” (implicito rispetto alla gratuità e alla reciprocità nel rapporto con Dio).

– “L’economia di Dio… non distrugge, ma coltiva, ripara, custodisce.”

Riferimenti alla sostenibilità e rispetto per la natura:

– “L’economia di Dio… è umile, fedele alla terra.”

– “Coltiva, ripara, custodisce.” (metafora di rispetto e cura della terra).

– “L’economia del dono… tutto rifiorisce.” (implicito rispetto e cura per la vita e il mondo).

Papa Francesco: L'economia è a pezzi ma l'

Su licenza BY Autore sconosciuto

Per riflettere sulla suggestione di Papa Francesco ho cercato qualche autore che ci aiutasse a capire meglio il concetto di “economia in pezzi”

Per esempio autori come E.F. Schumacher ne “Small Is Beautiful” hanno sottolineato che un’economia realmente umana deve essere “a misura d’uomo” e rispettosa dei limiti della natura, promuovendo uno sviluppo sostenibile e centrato sui valori della semplicità e della gioia di vivere. Schumacher afferma che “l’essenziale è invisibile agli occhi” e che la vera ricchezza risiede nelle relazioni umane e nel rispetto per l’ambiente.

Perché l’economia è in pezzi

Critica dei sistemi economici moderni:

Schumacher contesta la convinzione prevalente che la crescita economica sia sempre vantaggiosa, sostenendo che spesso avviene a scapito del benessere umano e dell’ambiente. Sottolinea gli impatti negativi delle grandi aziende, dei consumi eccessivi e della concentrazione del potere nelle mani di poche persone.

Sostegno alla decentralizzazione:

Schumacher propone che le economie siano organizzate attorno a unità più piccole e autonome, consentendo un maggiore controllo e un maggiore processo decisionale a livello locale. Ritiene che ciò possa portare a risultati più sostenibili ed equi.

Importanza della comunità:

Schumacher sottolinea la necessità di comunità locali forti, in grado di sostenersi a vicenda e promuovere un senso di condivisione degli obiettivi. Ritiene che le economie locali abbiano maggiori probabilità di rispondere ai bisogni delle persone e dell’ambiente.

Commercio equo e solidale e consumo etico:

Schumacher sostiene pratiche di commercio equo e solidale a beneficio dei produttori nei paesi in via di sviluppo e incoraggia i consumatori a prendere decisioni di acquisto più consapevoli. Ritiene che le nostre scelte di consumo abbiano un impatto significativo sul mondo che ci circonda.

Tecnologia intermedia:

Schumacher promuove l’uso della “tecnologia intermedia”, ovvero una tecnologia adatta alle esigenze dei paesi in via di sviluppo e adattabile alle condizioni locali. Questo tipo di tecnologia è spesso più sostenibile e meno dipendente dalla produzione e dal consumo su larga scala.

Prosperità umana:

Schumacher mira in definitiva a creare un sistema economico che dia priorità al benessere umano e consenta agli individui di raggiungere il loro pieno potenziale. Crede che l’economia debba essere uno strumento per la prosperità umana, non un mezzo per raggiungere un fine.

Altri spunti da Vandana Shiva e Marina Silva che hanno evidenziato che l’economia deve essere ispirata alla cura del territorio e alla riconciliazione tra uomo e natura, opponendosi alle logiche di sfruttamento e monopolio delle risorse, sostenendo che “la terra non è una merce, ma una comunità vivente”.

Marina Silva è una guerriera per la foresta amazzonica in Brasile. Silva era una collega di Chico Mendes, uno degli architetti delle dimostrazioni pacifiche dei coltivatori di gomma della foresta contro la deforestazione selvaggia e l’espulsione delle comunità della foresta dai loro possedimenti tradizionali, che fu assassinato nel 1988. Lei e Mendes hanno guidato le dimostrazioni negli anni ’80 per proteggere la foresta pluviale dal controllo del governo. Dopo l’assassinio di Mendes, Silva divenne un politico e lottò per la protezione ambientale, lo sviluppo sostenibile e la giustizia sociale. La deforestazione è diminuita del 59% dal 2004 al 2007, durante la sua carriera poli

Ivan Illich ha criticato la mercificazione delle relazioni sociali e ambientali, sostenendo che “l’economia deve essere al servizio della vita, non la vita al servizio dell’economia”. La sua proposta di “decrescita” e di riduzione dei consumi invita a valorizzare la qualità e il rispetto, piuttosto che la quantità e lo scarto.

Jean Giono e Aldo Leopold ci ricordano che il rispetto per la natura e la cura del territorio sono fondamentali per un’economia che mira alla sostenibilità e alla rinascita umana e ambientale.

Alle visione più ampie degli autori citati sopra mi piace aggiungere quelle di specialisti di economia appliicata alle aziende. Pensatori e autori che ho conosciuto personalmente e dei quali diffondo il pensiero. Essi propongono applicazioni dell’ “economia di Dio”  alle imprese:

– Colin Mayer: Professore di Management presso l’Università di Oxford, Mayer sostiene che le imprese devono essere “buoni cittadini”, integrando valori etici, sociali e ambientali nel loro modello di business. Nel suo libro “Prosperity: Better Business Makes the Greater Good” afferma che le aziende devono andare oltre il profitto a breve termine e contribuire al benessere sociale e sostenibile.

– Paul Polman: ex CEO di Unilever, promotore di un modello di “imprenditoria sostenibile” e di “impatto positivo”, afferma che le imprese devono integrare obiettivi sociali e ambientali, creando valore condiviso e contribuendo a un’economia più giusta.

– John Elkington: coniò il concetto di “Triple Bottom Line”, promuovendo un modello che bilancia le esigenze di persone, pianeta e profitto, e sostenendo che le imprese devono essere responsabili nei confronti di tutti gli stakeholder.

– Robert Shiller: premio Nobel per l’economia, ha sottolineato come la costruzione di relazioni di fiducia e responsabilità sociale siano fondamentali per un’economia stabile e sostenibile a lungo termine.

– Bertrand Badré: economista e filosofo dell’etica economica, Badré ha evidenziato l’importanza di un’economia che tenga conto della responsabilità morale e dell’etica come fondamenti per una società giusta. Sostiene che le imprese devono essere animate da principi di bene comune e di cura responsabile delle risorse e delle persone.

– Leonardo Becchetti: economista e manager, Becchetti promuove un’economia basata sui valori della responsabilità sociale, della sostenibilità e dell’economia civile. Sostiene che le imprese devono essere motori di sviluppo etico e di benessere collettivo, contribuendo alla costruzione di una società più giusta e solidale.

 Conclusione:

Il testo propone una riflessione sulla necessità di cambiare direzione rispetto ai modelli economici e di vita dominati dall’egoismo, dalla competizione e dalla freddezza calcolatrice. Invita a riscoprire un’economia basata sulla gratuità, sulla cura, sulla condivisione e sul rispetto per la terra, come espressione di un’“economia di Dio” che non distrugge ma coltiva, ripara e custodisce. La via del calvario e della croce diventa simbolo di un percorso di solidarietà, responsabilità e amore verso il prossimo e la natura, chiamando a superare i pregiudizi e le divisioni per realizzare un mondo più giusto e sostenibile. Il messaggio sottolinea che la vera economia è quella del dono, della riconciliazione e della cura, e che solo seguendo l’esempio di Gesù e ascoltando il suo sguardo d’amore si può costruire un futuro più umano e rispettoso del creato.

Il testo invita a superare i modelli economici dominati dall’egoismo, dalla competitività sfrenata e dalla freddezza calcolatrice, proponendo una visione di economia basata sulla gratuità, sulla cura, sulla condivisione e sul rispetto per la terra. Questa “economia di Dio” si configura come un’alternativa umana e sostenibile, che coltiva, ripara e custodisce la vita e il creato, opponendosi alle logiche di scarto e distruzione.

I pensatori citati nell’ articolo, sia nel campo dell’economia che della gestione aziendale, convergono nel sostenere che un’economia autentica, equa e sostenibile si fonda su valori di responsabilità, cura e rispetto per la vita, la comunità e il pianeta. Solo adottando queste logiche – simili a quelle di un’economia “di Dio” – imprese e società possono costruire un futuro più giusto, sostenibile e umano.


Registrati alla newsletter

Grazie!

Grazie! Riceverai una email per la verifica del tuo indirizzo di posta elettronica. Non sarai registrato fino a che non lo avrai confermato. Controlla anche nella cartella Spam.