Giovannini su crescita e sviluppo sostenibile, progresso e felicità
l discorso dello sviluppo sostenibile è anche legato alla misura della felicità. Anzi, per alcuni economisti basterebbe questa misura per fotografare il progresso sostenibile. In questo campo però mi sembra che siamo fermi alle misure della Gallup che chiede a un campione di intervistati in oltre 150 Paesi quanto sono soddisfatti della loro vita, su una scala da zero a dieci. Si fanno classifiche, ma mi sembra che la percezione sia diversa nelle diverse culture, quindi i dati non sono comparabili…
Qualche settimana fa è uscito l’ultimo rapporto sull’happiness index. Queste misure sono entrate sempre più nella statistica ufficiale. Non c’è un’indagine mondiale diversa dalla Gallup, che comunque continua a fornire indicazioni molto interessanti, ma molti istituti nazionali di statistica, a partire dall’Istat, che ha fatto scuola a livello internazionale, raccolgono dati su questi temi.
… ma che hanno un valore significativo quando si guarda alle serie storiche della stessa popolazione, meno quando vai a confrontare culture diverse.
Quello che emerge è una straordinaria comunanza di sentire.
Certo, gli elementi che determinano il benessere sono ovunque gli stessi: salute, istruzione, sicurezza economica tra gli altri. Però ho sempre pensato che gli asiatici facessero fatica, rispetto per esempio ai latinoamericani, ad attribuirsi un voto molto alto in soddisfazione nella vita, a parità di condizioni. Forse anche in Italia ci sono delle differenze tra diverse regioni, questione di scaramanzia…
La Gallup mette in rilievo che gli elementi che fanno la felicità sono molto simili in tutto il mondo. Ma tornando al tema delle politiche pubbliche, perché mi deve interessare particolarmente, al di là di un titolo di giornale, confrontare la percezione di un cinese e di un italiano? Quello che è più importante è capire se le politiche che sono attuate in Cina o in Italia aumentano la felicità dei residenti in quei Paesi.
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