Articolo Fondamentale per capire e conoscere la Felicità

Marco Venturelli14 Maggio 2021
Articolo Fondamentale per capire e conoscere la Felicità

Cos’è la Felicità? Spesso la risposta a questa domanda ha a che fare col “senso di vivere” e di fatto gran parte della filosofia di sempre è cresciuta attorno a questa ricerca. Oggi abbiamo teorie e modelli scientifici, che ci aiutano a comprendere e costruire la felicità.

Articolo di Matteo Ficara Tutto da leggere

 Come sappiamo, da migliaia di anni di umanità, di filosofia, religioni, politica, socialità, scelte personali e familiari, dubbi ed errori, conflitti e concilii, non c’è una risposta unica a questa domanda.

Oggi, però, abbiamo teorie e modelli scientifici che ci permettono di comprendere la felicità in un modo diverso e ci danno tutte le istruzioni e le pratiche per allenarci e costruire la nostra felicità.

— in fondo trovi il VIDEO —

 Teorie della felicità 

Teorie generali: edonica ed eudaimonica.
Le prime due teorie di cui parliamo, sono un po’ la somma della nostra storia umana, della nostra esperienza personale e anche, sotto sotto, di alcune delle più attuali ricerche scientifiche: la teoria edonica e la teoria eudaimonica.

Felicità edonica.
Cosa intendiamo con questa parola? Filosoficamente parlando, probabilmente, la traccia più famosa sull’edonismo è quella di Epicuro, che cercava la felicità fine a se stessa, intesa come piacere e godimento. E, di fatto, la teoria edonica vede la felicità solo come emozione e piacere. Qualcosa che capita, insomma, che ha a che fare con l’avere, col vivere e sperimentare piacere ed emozioni.

Felicità eudaimonica.
Se Epicuro avesse avuto ragione, la filosofia sarebbe terminata e così la ricerca della felicità. Ed invece siamo ancora qui. Un altro modello possibile, quello eudaimonico, vede la felicità come un insieme di: ricerca del senso di vivere e di buone pratiche di virtù. Si potrebbe citare Aristotele, come uno dei pensatori più conosciuti ed autorevoli sul tema, ricordando quando proclamava: “Siamo quello che facciamo continuamente”, invitandoci a cercare buone pratiche per allenarci in modo virtuoso.

La psicologia positiva.
Le altre due teorie che vedremo, sono ambedue di Martin Seligman, padre della psicologia positiva. Seligman ad un certo punto volle cambiare focus ai suoi studi, quando si chiese: “Perché la psicologia studia sempre condizioni di malessere?”. Da quel momento iniziò a fare ricerca su chi, invece, viveva bene, in condizioni di benessere e felicità. Nacque così la psicologia positiva.

La teoria della felicità autentica.
Nel suo libro “Fai fiorire la tua vita“, Seligman racconta del passaggio dalla sua prima teoria, “della felicità autentica”, a quella più matura, che chiamò “del benessere”. La teoria della felicità autentica tendeva a vedere la felicità come motore primo, ed unico, di ogni nostra scelta ed azione: qualsiasi cosa facciamo, la facciamo perché cerchiamo un grado di maggiore felicità. 

La teoria del benessere.
Poi accadde che una sua studentessa, Senia Maymin, gli obiettò la teoria:

Da quel momento, Seligman rivide la sua teoria e ne uscì con un aggiornamento: non cerchiamo sempre direttamente la felicità, ma ci sono dei settori della vita verso i quali ci impegniamo, perché partecipano alla nostra felicità, che racchiude nel suo PERMA model (che vediamo di seguito).

 Ricerche autorevoli sulla felicità 

Broaden and Build.
Iniziamo da qui, da una teoria affascinante, proposta dalla Fredrickson. La ricerca prese il via dalla domanda:

Da qui nasce la teoria “Broaden and Build“, secondo cui abbiamo ereditato le emozioni positive per “aumentare e costruire”. In poche parole: le emozioni negative ci hanno permesso di sopravvivere, quelle positive di fiorire.

Personalmente non riesco a fare a meno, a questo punto, di ricordare quanto dicevano sia Yuval Noah Harari, con la profonda importanza che riconosce all’immaginazione per la nostra evoluzione, ed anche un’affermazione della Margaret Mead, antropologa, che fece quando le venne chiesto quale fosse, secondo lei, il primo segno di civiltà umana e disse (parafrasando) qualcosa come:

Il riferimento è al ritrovamento del primo osso fratturato e riparato della nostra storia (quella umana), un enorme segno di civiltà ed anche di compassione, una delle emozioni che ci hanno permesso di evolvere.

Emozioni positive.
Dalla “Broaden and Build Theory”, la Fredrickson individua dieci emozioni positive (per approfondimenti trovi anche un ottimo articolo di Lara, nel suo sito), che sono:

  • Gioia,
  • Gratitudine,
  • Serenità,
  • Interesse,
  • Speranza,
  • Orgoglio,
  • Divertimento,
  • Ispirazione,
  • Meraviglia,
  • Amore.

Come puoi notare, non c’è la compassione. Ma nell’articolo che ti ho menzionato, ci sono ulteriori ricerche a testimoniarne l’importanza (insieme all’immaginazione – of course) per la nostra evoluzione.

Blue Zones.
È ormai famoso il termine “Ikigai” (sul quale ho anche creato un video corso), ovvero quella filosofia giapponese del “motivo di vita”. Ma forse è meno conosciuto il fatto che fu una ricerca tenuta da Dan Buettner, autore di successo del National Geographic. Il desiderio che muoveva la ricerca era di capire perché in alcune zone del mondo (le Blue Zones, appunto) ci fossero concentrazioni di centenari maggiori che in altre. La risposta? Una filosofia di vita che contempla diversi aspetti:

  • fare in modo che a vita sia naturalmente in movimento,
  • mangiare ciò che c’è nella propria zona,
  • coltivare relazioni di valore,
  • trovare un motivo, uno scopo, da coltivare anche al di là del lavoro,
  • partecipare attivamente alla vita sociale e politica della propria realtà.

Epigenetica.
Un’altra ricerca importantissima, basilare per comprendere la felicità come competenza, ovvero come qualcosa che possa essere allenato, è quella condotta da Sonja Ljubomirsky.
Riassumendo molto questo lavoro – che è stato poi nuovamente convalidato a dicembre 2019 – potremmo dire che la felicità è :

  • genetica al 50%: siamo predisposti a vedere il bicchiere mezzo pieno o vuoto, insomma, geneticamente;
  • dovuta agli eventi al 10%: situazioni, fatti, coincidenze, che possono aggiustare in positivo o in negativo la giornata;
  • nelle nostre mani al 40%: azioni, pensieri, emozioni, anche abitudini. Ciò che è sotto al nostro governo, insomma.

 Modelli di felicità 

PERMA Model.
In chiusura menzionerò solo uno dei modelli possibili, ed interessantissimi, sulla felicità. Perché? Perché è quello che, ad oggi, mi è sembrato più completo ed allineato con le mie teorie. È il PERMA model di Seligman, aggiustato nel passaggio dalla teoria della felicità autentica a quella del benessere e – quindi – capace di contemplare più aree che co-partecipano alla nostra felicità:

  • P – Positive Emotions
    Le abbiamo anche menzionate: sono le 10 emozioni positive della ricerca della Fredrickson. Abbiamo anche detto che ce ne sono altre e, di fatto, abbiamo un giardino di emozioni positive da coltivare, per migliorare la nostra felicità. Parte della psicologia positiva punta proprio a questo: una serie di pratiche per coltivare le emozioni positive.
    Nel suo libro, Lara (mia consorte), dedica tutta la parte finale, il “Vivi” di “Ridi Ama Vivi“, proprio alla psicologia positiva ed alle pratiche sulle emozioni positive.
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  • E – Engagement
    Quando mi stimola la mia vita? Quanto il mio lavoro? In poche parole, l’ingaggio emozionale, il trascinamento positivo, la voglia di fare, l’energia che abbiamo e che siamo capaci di accendere, nel nostro vivere e fare quotidiano. Anche qui, chiaramente, è possibile fare molto: individuando emozioni positive che ci accendano, per esempio, oppure nutrendo e scoprendo il nostro scopo o un sano proposito da realizzare. È naturalmente collegato anche agli stati di flusso.
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  • R – Relationships
    Le relazioni positive. Importantissime, da sempre: ci hanno permesso di evolvere (compassione) e ci aiutano a dare e riconoscere senso al nostro vivere di ogni giorno. Anche la ricerca del National Geographic sulle Blue Zones lo testimoniava: maggiori sono le nostre connessioni sociali (e di maggiore qualità), maggiore è lo stato del nostro benessere.
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  • M – Meaning
    In poche parole è “il senso di vivere”. Diverso dallo scopo e dal proposito, ma legato ad essi. È la costante ricerca, da una parte quindi è una tensione, di ciò che ha senso e dà senso al nostro vivere. Non si basa solo su azioni, ma su visioni ed è, quindi, molto spesso legato alla filosofia, alla spiritualità o alle religioni.
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  • A – Accomplishment
    Lo ammetto, lo sbaglio sempre con “achievement” (sarà perché sono un gamer appassionato?), ma alla fine indica qualcosa di simile: la soddisfazione che proviamo nel realizzare qualcosa, nel portare a compimento azioni, nel raggiungere obiettivi prefissati. C’è una sana differenza tra il senso di soddisfazione che viene dall’Accomplishment ed il senso di pienezza che, invece, deriva dal Meaning: il primo è nel “fare”, il secondo è legato all’”essere”.

 Cosa puoi fare, ora… 

Fiorire.
Il tema di fondo del modello PERMA, e un po’ della psicologia positiva, è quello della fioritura. Il flourishing è il termine preciso. Mi fa piacere trovarlo, perché è al centro della mia filosofia dal 2010, quanto teorizzai Le Stanze dell’Immaginazione ed è attualissimo: proprio in questi giorni si parlava del fatto che siamo in una situazione di languishing, da cui possiamo uscire, puntando sulla felicità.

Inizia da dove è, per te, più facile.
Il cammino per la felicità è possibile, giorno dopo giorno, se si conoscono teorie e pratiche. I modelli ci aiutano a capire su cosa puntare, ma poi ognuno trova la sua strada. Eccoti qui di seguito, almeno 5 cose che puoi iniziare a fare fin da subito, per la aumentare la tua felicità:

  1. frequentare il gruppo Fb “La Specie Felice”: https://www.facebook.com/groups/laspeciefelice
    È il gruppo in cui, ogni giorno, Lara ed io condividiamo contenuti di valore sul tema felicità, nelle sue due coordinate principali (almeno per noi): consapevolezza e benessere. Ogni settimana due dirette di pensiero, due o tre di risata ed anche due interviste al mese, con personaggi sempre incredibili.
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  2. fare un lavoro di consapevolezza.
    Io credo che l’inizio di ogni processo sia fare una “foto del momento”: dove siamo e dove vogliamo andare. Quali prospettive siamo in grado di vedere, quali ci sfuggono. Dove vorremmo andare, perché e cosa abbiamo a nostra disposizione per affrontare il viaggio. Personalmente credo che il miglior modo per fare un check siano le domande.
    Se vuoi, ne ho sempre in gran quantità, per cui ti invito a sbirciare sugli incontri 1-a-1: https://www.matteoficara.it/lavoro-1-to-1/
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  3. fare un lavoro di consapevolezza emozionale.
    Magari imparando le tecniche di coerenza cardiaca che insegna Lara: aiutano ad aumentare la propria centratura, la consapevolezza, la chiarezza mentale e la serenità interiore. Ti aiutano a gestire le emozioni e lo stress: https://www.laralucaccioni.com/workshop-il-vantaggio-della-resilienza/
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  4. allineare talenti e punti di forza.
    Puntare su ciò che ha maggiore valore per te, sui punti di forza emergenti del carattere, può essere un modo semplice di iniziare. Soprattutto se lo fai con un metodo scientificamente validato, come il VIA Character, ideato da Seligman: un sistema che comprende 24 punti di forza (organizzati in 6 virtù) riconosciute in tutte le culture. Puoi scoprire subito i tuoi punti di forza, con una survey gratuita, da qui: http://matteoficara.pro.viasurvey.org
    E se lo vorrai, essendo trainer, poi potrò anche accompagnarti a mettere a frutto questi punti di forza.
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  5. fare un passo in più nella direzione del suo scopo.
    Un lavoro come quello proposto dalla filosofia dell’Ikigai, sulla quale ho creato un intero video corso. Sono circa 35 video brevi (il più lungo dura 6 min.), semplici, con teorie e domande su cui portare l’attenzione, per lavorare. Chi lo ha fatto lo ha molto molto apprezzato. Lo trovi qui: https://www.matteoficara.it/ikigai-video-corso/


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